Il Giardino dei libri

mercoledì 6 gennaio 2016

6 Gennaio - Epifania

Il termine epifania deriva dal greco epifaneia, che significa manifestazione (della divinità).
Nel linguaggio contemporaneo Epifania sta ad indicare l'Epifania del Signore, una festa cristiana che cade il 6 Gennaio, cioè dodici giorni dopo il Natale, ma ha origini più antiche.
Per i cristiani, dal III sec. l'epifania commemora le manifestazioni divine (miracoli, segni, visioni, ecc.) di Gesù che nella liturgia attuale sono il battesimo di Gesù nel Giordano (secondo gli gnostici momento nel quale l'uomo è diventato Dio), l'adorazione da parte dei Magi e il primo miracolo.
Per i cristiani orientali l'epifania è rimasta più vicina al suo significato originario del battesimo di Gesù nel Giordano mentre per i cristiani occidentali la ricorrenza ricorda, oramai, solamente la venuta dei Magi ossia la presentazione di Gesù ai pagani.

Che il battesimo di Gesù coincida con la sua nascita come divinità era un idea piuttosto diffusa in Oriente come ci riporta Epifanio: «...Quando tutto il popolo si fu battezzato, venne anche Gesù e fu battezzato da Giovanni. E allorché uscì dall'acqua, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito Santo in forma di colomba che discendeva e penetrava in lui. E dai cieli venne una voce che disse: Tu sei il mio figlio diretto: in te mi sono compiaciuto. E poi ancora: Io oggi ti ho generato. E in quel momento una gran luce illuminò tutto il luogo. Vedendolo Giovanni gli disse: Tu chi sei? E di nuovo una luce dal cielo a lui: Questo è il mio figlio diletto in cui mi sono compiaciuto. Allora Giovanni gettandosi ai suoi piedi disse: Ti prego Signore, battezzami tu! Ma egli vi si oppose, dicendo: Lascia, perché così conviene si adempiscano le cose»
I Magi sono stati interpretati come Re Magi per l'influsso di Isaia, e sono stati attribuiti loro i loro nomi di Melchiorre (semitico), Gaspare (camitico) e Baldassarre (giapetico).
Secondo il Vangelo di Matteo i Magi (non precisati nel numero), guidati in Giudea da una stella (la "stella cometa"), portano in dono a Gesù bambino, riconosciuto come "Re dei Giudei", Oro (omaggio alla sua regalità), Incenso (omaggio alla sua divinità) e Mirra (anticipazione della sua futura sofferenza redentrice) e lo adorano.
Con l'Epifania si celebra la prima manifestazione della divinità di Gesù all'intera umanità, con la visita solenne, l'offerta di doni altamente significativi e l'adorazione dei magi, autorevoli esponenti di un popolo totalmente estraneo al mondo ebraico e mediterraneo. Avvenimento di fondamentale importanza per la tradizione cristiana, che ha trovato riscontro in numerosissime opere d'arte.
Nelle chiese cristiane ortodosse, il 6 gennaio si celebra la Nascita di Gesù, a causa di una differenza fra calendario gregoriano, in uso in occidente dal 1581, e il calendario giuliano precedente, ancora in uso in certe chiese ortodosse.
Alfredo Cattabiani, nel suo bel libro “Calendario” scrive che “il 6 gennaio era la data paleologica del solstizio d’inverno, nella quale si festeggiava il nuovo sole (...). Poi la festa venne adottata dalle chiese orientali purificata dagli elementi gnostici, sicché si trasformò nella quadruplice celebrazione della nascita di Cristo, dell’adorazione dei Re Magi, del suo battesimo e del primo miracolo di Cana”.
Molto prima della venuta di Gesù, in Egitto si celebrava il 6 gennaio la nascita del dio Eone dalla vergine Kore con una processione rituale sulle sponde del Nilo. Parimenti la dea celtica Epona può essere paragonata alla nostra Befana, ma anche alla greca Demetra, a Diana patrona della stregoneria, alle dee Berchta e Frau Holle della mitologia nordico-scandinava. In genere Epona era raffigurata su un cavallo, o posta accanto a dei cavalli, con una serie di oggetti simbolici ed era spesso sistemata in piccole edicole nelle stalle, con il compito di proteggere gli animali e di favorire l’abbondanza dei raccolti e la fertilità degli animali d’allevamento.
Per gli antichi il tempo del solstizio d’inverno era ritenuto sacro e occasione per festeggiare la rinascita del sole: da quel giorno, infatti, le giornate cominciano ad allungarsi e il sole riprende vigore, nonostante la stagione diventi più fredda. Nel grande nord questo tempo durava nove giorni e nove notti: erano le magiche notti di Odino, durante le quali il mitico condottiero percorreva con la schiera dei suoi valorosi guerrieri l’arco del cielo, portando doni ai comuni mortali.
Nella Grecia antica era la dea Hera a percorrere il cielo portando doni e abbondanza durante dodici notti solstiziali. Hera, legata a Diana - da cui Herodiana, in seguito mutata in Erodiade - era la dea notturna per eccellenza, che soprintendeva al noto “Corteo di Diana”, in cui le donne pagane compivano i loro sortilegi, donne che dopo l’avvento del Cristianesimo divennero malvagie e dissolute, votate a Satana, snaturando così la loro vera origine legata ai culti di fertilità e abbondanza. Questa decadenza spiega anche, con tutta probabilità, l’aspetto attuale delle Befane: donne brutte e sdentate, dai capelli arruffati e coperte di miseri stracci, proprio come le streghe che ben conosciamo.
La festa della Befana deriverebbe da antichi elementi folklorici pre-cristiani e in origine questa figura è probabilmente da connettere a tradizioni agrarie pagane relative all'inizio dell'anno. In tal senso l'aspetto da vecchia sarebbe da mettere in relazione con l'anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato per "rinascere" come anno nuovo. In molti paesi europei infatti esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno.
In quest'ottica l'uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l'anno nuovo.
Un'ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine "strenna") e durante la quale si scambiavano regali.
Andrea Romanizzi riporta l’immagine della Befana come figura della vecchia mater, antica figura pagana di donna-sacerdotessa del culto arboreo. Conosciuta con il nome di Ardoia, Berta, Donazza, Gianepa o Marantega oggi al si può chiamare "Befana", "vecia" portatrice di abbondanza e legata ai rituali di fertilità, che dispensa doni in vecchie calze la cui forma ricorda fortemente la cornucopia.
Anche se la figura di questa donna dalle chiare origini pagane è stata successivamente trasformata e riadattata dalla religione Cristiana che le ha dato il potere di premiare i bambini bravi e “punire” quelli birboni portando loro del carbone, essa è in realtà legata agli atavici rituali di fertilità, alle tradizioni dei fuochi sacri e del ceppo natalizio a cui il "nero dono" si ricollega fortemente. Il legame con i rituali di procreazione e di abbondanza lo ritroviamo anche in uno dei particolari iconografici che caratterizzano la figura, raffigurata sempre a cavalcioni su una scopa.
E' in questo strano intricarsi di elementi che prende corpo l'immagine della scopa stregonesca, attrezzo magico che ricorda fortemente il bastone o la "bacchetta magica", simbolo priapico e al tempo stesso legato all'albero, esso ricollega la vecchia figura a quelle antiche divinità che, assicurando la fertilità, portavano all'uomo il più grande "dono", la vita e dunque la continuità della sua specie e l'abbondanza dei campi, l'alimento necessario per se stesso e la sua progenie. Sembrerebbe che la tradizione della scopa derivasse direttamente da antichi culti naturali nei quali il bastone era elemento preponderante proprio perché simbolo dell'albero.
Un esempio potrebbero essere i rituali dionisiaci dove un elemento importante era il Tirso, il mitico bastone dei satiri avvolto da foglie d'edera e vite e con in capo una pigna, elemento legato alla fertilità a causa dei "frutti", i pinoli, che nasconde nel suo seno.
Con la tradizione cristiana la Befana non c'entra proprio niente, ma nella tradizione popolare c'è una leggenda (cliccabile che va alla leggenda della befana in mamma acconta) che in qualche modo la inserisce come protagonista di questa festa religiosa.
La Befana fa parte del folklore tipico italiano e sappiamo che se ne comincia a parlare dal 1200. Il suo nome deriva probabilmente da una parola di origine toscana. In Toscana vi è anche la canzone della Befana, la “befanata”, canto sacro, ma più frequentemente profano, che un giovane travestito da vecchia e accompagnato da suonatori ripete di casa in casa la sera dell’Epifania.
Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, a cavalcioni di una scopa, sotto il peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), passa sopra i tetti e calandosi dai camini riempie le calze lasciate appese dai bambini. Questi, da parte loro, preparano per la buona vecchia, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo insieme ai regali troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.
Nella società contadina e preindustriale, salvo rari casi, i doni consistevano in caramelle, dolcetti, noci e mandarini, insieme a dosi più o meno consistenti (a insindacabile giudizio della Befana) di cenere e carbone, come punizione delle inevitabili marachelle dell’anno.
Le Befane italiane sono suddivise in una certa quantità di “tribù”, diverse da regione a regione. Ci sono le Ardoiee del circondario di Belluno; la Berta e la Giampa, sempre nel Veneto; la Donnazza di Borca del Cadore; l’Invidia, diffusa nel pesarese, che percorre le contrade portando cattiveria e mala sorte a chi ha la sventura di incontrarla: la Maratega e la Redodesa, che vivono lungo il corso del fiume Piave; nel bolognese ci sono le Borde, che provocano la nebbia. A Iesi abitano le Vecchie, nella Val di Chiana e nel circondario di Arezzo le Vecchiarine. In Istria ci sono le Rodie, che corrono cavalcando le nuvole nel vento impetuoso che, quando scoppia un temporale, spinge la grandine sulle campagne.
Anche in Lombardia la Befana si confonde con una creatura del vento. Nel milanese si dice che “balla la vèggia” quando si vede un tremolio di luce prodotto dai vapori sottilissimi che si sollevano da terra nelle giornate canicolari. Così nel pavese chiamano “vèggia” o “gibigiana” il medesimo fenomeno. Nel bresciano, invece, la “ecia” è più propriamente una strega; quando si vede sulle pietre il tremolio della calura si dice: “El bala la Ecia”. Si crede che questa strega torni sotto terra all’arrivo del freddo. A lei si devono i semi infecondi nei campi, il marciume delle erbe e le malattie delle bestie.
Anticamente la notte dell’Epifania era anche l’occasione per praticare tutta una serie di riti apotropaici, in cui la tradizione cristiana si ammantava di paganesimo in un sincretismo davvero originale. E’ diffusa ancora ai giorni nostri l’usanza di “ardere la vecia”: un enorme pupazzo, composto da legna, stracci e fascine, di forma umana, viene posto su di una pila di legna e dato alle fiamme. La figura della “vecia” era una specie di capro espiatorio per esorcizzare tutto il male e per propiziarsi l’abbondanza e la fertilità dei campi. Con la distruzione della vecchio nell’immaginario popolare (forse un antico retaggio di sacrifici umani o animali) si intendeva rappresentare la fine di tutti i mali. La stessa cosa avviene la notte di Capodanno, quando si lanciano oggetti vecchi dalle finestre.

Nel modenese i contadini usavano colpire con un ramoscello gli alberi da frutta, ripetendo una filastrocca di buon augurio:

“Carga, carga, e tin, tin,
tan, treinta cavagn st’an ech vin
(caricati, caricati, e tienili, tienili,
fanne trenta ceste nell’anno che sta per venire)”.
In alcune località del Veneto e del Friuli si lanciano delle ruote di legno incendiate lungo i pendii dei monti; il rito viene detto “rito della stella”, perché anticamente le ruote rappresentavano la corsa del sole nel cielo. Nel trevigiano era in uso fino a pochi decenni fa la tradizione della “notte del panevin”. Si accendevano grandi fuochi, appiccati dai bambini più piccoli del paese, e tutti prendevano a danzare attorno al falò, intonando un canto che recitava:

“Evviva il panevino,
la focaccia sotto il camino,
fagioli per i figli, fieno per i buoi,
polenta per i bambini, santità ed allegrezza”.
Sempre in Veneto, a Recoaro Terme, c'è una festa particolare a Recoaro terme: la festa e il Rogo della Stria. Durante il pomeriggio, con delle bellissime animazioni lungo le stradine del centro, si esibiscono trampolieri, maghi e folletti. Vi è poi la gara di slitte in costume d'epoca: in questa occasione le varie contrade locali ddella cittadina termale diventano rivali e corrono con socoli e sgalmare lungo le vie del centro trainando le slitte in un'atmosfera di frizzante divertimento.
Come spettacolare conclusione dell'evento, intorno alle ore 18, c'è il tradizionale Falò dell'Epifania, il Rogo della Stria: un enorme rogo nella piazza centrale del paese... la stria va a fuoco mentre streghe, stregoni e folletti le danzano attorno! Il tutto arricchito da musica, allegria, bevande calde, frittelle...

L'Epifania nel mondo


il 6 Gennaio arriva l' epifania che tutte le feste porta via.... ma che cosa accade in altri paesi del mondo?
In Francia si usa fare un dolce speciale, all' interno del quale si nasconde una fava. Chi la trova diventa per quel giorno il re o la regina della festa.
In Islanda il 6 gennaio viene chiamato il tredicesimo, perchè da Natale fino a questa data trascorrono 13 giorni. Questo è l'ultimo giorno del periodo festivo nel quale si dice addio al Natale. Si inizia con una fiaccolata, alla quale partecipano anche il re e la regina degli elfi. A metà strada arriva anche l'ultimo dei Babbo Natale, il tredicesimo ( il primo Babbo Natale arriva l' 11 dicembre e poi ne arriva uno ogni giorno fino a Natale, poi dal 25 dicembre in poi ne va via uno al giorno). La fiaccolata finisce con un falò e con dei fuochi d' artificio
In Spagna tutti i bambini si svegliano presto e corrono a vedere i regali che i Re Magi hanno lasciato. Il giorno precedente mettono davanti alla porta un bicchier d' acqua per i cammelli assetati e anche qualcosa da mangiare e una scarpa.
In molte città si tiene il corteo dei Re Magi, in cui i Re sfilano per le vie cittadine su dei carri riccamente decorati.
In Germania questo è il giorno della venuta dei Re Magi. Spesso i preti e i chierichetti vanno nelle case per chiedere delle donazioni e recitano solitamente anche qualche Verso o intonano una canzone sacra. Le persone di religione cattolica si recano in chiesa, a messa, ma in Germania il 6 Gennaio non è un giorno festivo, si lavora come solito e i bambini vanno a scuola.
In Romania questa festa rappresenta la venuta dei Re Magi ed è un giorno festivo. Ancora oggi in alcuni paesi i bambini vanno lungo le strade e bussano alle porte per chiedere se possono entrare per raccontare delle storie. Di solito come compenso ricevono qualche spicciolo. Anche i preti vanno di casa in casa per benedire le case.
In Ungheria i bambini si vestono da Re Magi e poi vanno di casa in casa portandosi dietro un presepe e in cambio ricevono qualche soldo.
In Russia la chiesa ortodossa celebra il Natale il 6 gennaio. Secondo la leggenda i regali vengono portati da Padre Gelo accompagnato da Babuschka ,una simpatica vecchietta.

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