Il Solstizio d’inverno è chiamato anche Saturnalia, o Festa delle Luci, o Yule, o Albam Arthuan. E' il passaggio celeste in cui la notte e' piu' lunga del giorno, e segna l'inizio dell'inverno astronomico. Cade in concomitanza al Natale Cristiano, stabilito nell'anno 395 alla data del 25 dicembre , la medesima data in cui i romani celebravano la festa del "Sol Invictus". Da quel momento vi fu una mescolanza tra feste e simboli pagani.
Fin dall’antichità, in questo giorno magico si celebrava il momento della nascita.
Nel ciclo delle stagioni, l'Inverno corrisponde al passaggio del ciclo morte-rinascita. Al venir meno stagionale dell'illuminazione (il giorno giunge alla sua durata minima) e della vegetazione si fa corrispondere simbolicamente il nascondersi del principio vitale (luce, seme) che poi – nel ciclo dell'eterno ritorno – darà nuovamente origine alla Natura.
Identificato anche come simbolo della lotta ciclica tra principio creatore e principio distruttore, tra bene e male, il momento del trapasso stagionale simboleggia anche un passaggio iniziatico tipico, come discesa nella caverna cosmica. Così lo spirito, dopo avere dormito, giunto al punto più basso del suo viaggio, riprende a salire alla ricerca della luce, nel silenzio invernale del raccogliersi in sé per comprendersi e rigenerarsi.
Alban Arthuan è un termine che ha un’origine druidica, deriva da una Raccolta, codificata in tempi moderni, di antichi aforismi e detti dei Bardi d’Irlanda e Galles. La Raccolta è anche conosciuta come “Codice Segreto dei Bardi” e fino a non molto tempo fa a poterne usufruire erano in via esclusiva i membri di associazioni druidiche.
Alban Arthuan in gallico antico prendeva il nome di Genimalacta, cioè “grande rinascita”. Infatti Alban Arthuan indica la rinascita del dio Sole in questo giorno, il termine Alban designa le Feste di Luce. Qualcuno traduce Alban Arthuan con “la Luce di Artù”: si diceva che Re Artù fosse nato il giorno del Solstizio d'Inverno, e il leggendario Re qui si associa al Re del Mondo, il sovrano dello spirito e del tempo, supremo vertice del mondo terreno, un simbolo di reincarnazione portatore di benefici e grandi doni. Un’altra interpretazione dice che Re Artù ha preso il nome del dio gallico Artaius o Artio e che la sua leggenda sia nata dapprima fra i Galli, diffondendosi poi in Galles e in Bretagna.
Artaius è stato identificato con un’altra figura gallese, una divinità maschile di nome Gwydyon, patrono della magia, della poesia e della musica.
Quale che sia l’origine, la tradizione di rinascita del sole si rinnova attraverso i tempi, le culture, le leggende e le religioni: Re Artù dorme in una grotta segreta in una montagna, successivamente si risveglierà per portare pace e gioia nel mondo; il Re del Mondo rinasce nella Cripta del Tempo, una grotta oscura; e sempre in una grotta nasce Gesù Bambino.
Da tutto questo e dalle pratiche che seguono, è facile arrivare alla conclusione ed alla comprensione del perchè la chiesa cristiana avesse scelto questo periodo per festeggiare la natività del Cristo (nato in realtà dopo la primavera) e perchè avesse fatto sue anche queste celebrazioni inglobandole gran parte nei suoi festeggiamenti.
Quando il Cristianesimo si diffuse, le preesistenti ricorrenze festive si conservarono ma gli antichi riti si sostituirono o s’interpretarono secondo significati conformi alla nuova religione. Avendo adottato il calendario solare romano, la chiesa celebrò la nascita di Gesù al solstizio d’inverno. Oggi come in antichità, si tratta sempre di una festa di pace e una celebrazione della luce solare che rinasce dopo il solstizio invernale.
I pagani festeggiavano l'avvento del Sole Bambino bruciando il ceppo nel fuoco e onoravano la Dea nei suoi molti aspetti di Madre.
Abbiamo detto che questo e' il giorno più buio della ruota dell'anno, in cui le ore d'oscurità superano quelle di luce. Ma contemporaneamente, passato questo momento, la luce torna a crescere, annunciando il prossimo ritorno della vita e del calore. Così, in questa festa, il sole, rappresentato dal Dio, muore e rinasce quasi allo stesso tempo.
In alcune tradizioni, questo giorno corrisponde quindi alla discesa del vecchio Dio nella terra e lì, incontrata la Dea, il Dio si rinnova, rinasce e torna alla luce come giovane Dio, o nuovo Sole. La Dea da vita al Dio, rappresentando la rinascita della luce. Per questo avvenimento, nei tempi passati, vi era l'uso di accendere grandi fuochi nella notte, per invitare il sole a tornare nuovamente ad illuminare il mondo.
In antichità quindi il solstizio d’inverno era un’importante festività dei popoli pagani e le sue celebrazioni si prolungavano per più giorni.
La celebrazione del solstizio d'inverno si diffuse rapidamente in tutta Europa e nacque così nelle campagne la festività di Yule, legata alla celebrazione del sole e della madre terra che si prepara, riscaldata dai primi raggi, alla futura semina.
Yule deriva dalla parola anglosassone “Yula”, che significa “ruota” (wheel), la Ruota dell’Anno: per le popolazioni anglosassoni proprio il solstizio marcava l’inizio del nuovo anno.
Tra i vari temi legati a Yule il principale è quello della battaglia tra il vecchio Re dell'Agrifoglio, simbolo di oscurità e di vecchiaia, e il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno.
Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare.
Con il rito del ceppo di Yule si perpetua ogni anno, oltre alla tradizione di stringersi tutti attorno al fuoco, anche questa antica e ripetuta battaglia.
“ La notte del solstizio invernale è la notte più lunga dell'anno. L'oscurità trionfa, e già prepara il cammino e si trasforma in luce. Il respiro della natura è sospeso. Tutto aspetta nel calderone, Il Re Oscuro si trasforma nella luce infante. Aspettiamo l'alba non lontana, quando la Grande Madre da vita al Sole Bambino, che porta con se speranza e la promessa dell'estate. Chiamiamo il Sole dal grembo della notte. La nostra Donna Benedetta lo porta nel suo giovane grembo, grembo che ha dato la vita a tutte le cose.
La Donna gira la ruota ancora una volta. Poichè è una festa solare, è celebrata col fuoco e il nome di Yule. E' il momento dell'anno in cui gli spiriti della Terra (e dei boschi) sono spinti a riposare, per prepararsi al lavoro che ci sarà nel ridare alla Terra i nuovi boccioli di vita, con la Primavera.”
Gli antichi Greci festeggiavano una celebrazione simile per assistere il Dio Cronos in battaglia contro Zeus e i Titani. I Romani invece festeggiavano il Dio Saturno.
La festa difatti si chiamava Saturnalia e iniziava a metà dicembre per finire il primo di Gennaio. Si era soliti dire "Jo Saturnalia" quando ci si incontrava mascherati per le strade e si utilizzava queste giornate per fare grossi e lauti pranzi, andare a trovare gli amici e parenti e per scambiarsi dei regali di buona fortuna chiamati Strenae (da qui la tradizione delle strenne natalizie). Decoravano le loro case con ghirlande di alloro e sui sempreverdi venivano accese candele. Gli schiavi venivano resi liberi. Celebrazioni venivano tenute in onore degli spiriti dei boschi. Gli alberi venivano portati nelle case e decorati con campanelle, candele e con nastrini dai colori brillanti per attrarre gli spiriti. Pane, frutta e noci venivano appesi sui
rami per dare cibo agli stessi. Canti di gruppo erano anche un modo per guidare gli spiriti al rifugio delle case e i ceppi venivano accesi per dare calore.
Questa festa è stata adattata dalla tradizione Pagana nella celebrazione più famosa del Natale.Yule coincide con la celebrazione del Natale, rinascita della luce, nella notte più lunga dell'anno, la Dea da alla luce il Sole Bambino e aspetta la nuova luce. Alcune covens celebrano un Festival della Luce per commemorare la Dea Madre. Altri celebrano la vittoria del Signore della Luce su quello dell' Oscurità.
Il solstizio invernale è stato spesso associato alla nascita del " Re Divino", molto prima della nascita del cristianesimo.
Yule è la rinascita, il ritorno della speranza e della vita. Non ha mai cambiato il suo significato nel tempo. Del resto Yule e Natale non sono poi così diversi. Entrambi celebrano l'arrivo del Dio/Sole, così come Cristo è stato chiamato, la luce del mondo.
La tradizione cristiana dell'albero di Natale ha le sue origini nella celebrazione pagana di Yule. Famiglie pagane avrebbero portato un albero in casa così che gli spiriti dei boschi avrebbero avuto un posto dove restar caldi nei mesi invernali. Campanelle sarebbero state appese ai rami così si poteva riconoscere quando uno spirito era presente. Il cibo era appeso per farli mangiare e una stella a cinque punti, il pentagramma, simbolo dei 5 elementi, era messo a capo dell'albero. I colori della stagione, rosso e verde, sono anche di origine pagana, così come l'abitudine di scambiarsi i regali.
Così come gli alberi da frutta, anche i sempreverdi sono un elemento fondamentale delle celebrazioni del solstizio invernale. L'albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l'anno, è un ovvio simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l'oscurità dell'inverno.
La birra e il pane venivano offerti agli alberi in Scandinavia.
L'albero di Yule rappresentava la fortuna per una famiglia così come un simbolo della fertilità dell'anno che sarebbe arrivato.
Come festa del sole, Yule è celebrato attraverso il fuoco e l'uso di un ceppo. Un pezzo del ceppo è salvato e tenuto durante l'anno per proteggere la casa. Questa antica tradizione di matrice inglese era fatta con un ceppo di Quercia che era tagliato, decorato con aghi di pino e pigne e quindi bruciato nel caminetto per simbolizzare il sole che torna.
I bimbi venivano portati di casa in casa a regalare mele speziate ai chiodi di garofano e arance pieni di chiodini infilati nella buccia, che tenevano in cesti di rami di pino insieme a dei gambi di grano ricoperti di farina. Le arance e le mele rappresentavano il sole, i rami l'immortalità e il grano simboleggiava il raccolto. Infine la farina era la consapevolezza del trionfo, della luce e della vita.
Il vischio, il pungitopo e l'edera non solo erano decorazioni di esterni ma anche di interni. Un rametto di agrifoglio veniva tenuto tutto l'anno per assicurare fortuna alla casa e a chi ci risiedeva.
Ricordiamo anche l'importanza della ghirlanda, in quanto simbolo di Yule, perchè rappresenta la ruota che sempre gira e il cerchio senza fine che ogni volta si compie. Insomma, la natura infinita della vita. E' tradizione fare una ghirlanda di vischio e rami di abete per simboleggiare l'antica ruota attraverso cui passavano i pagani dei tempi.
L'angioletto sopra l'albero di Natale, in realtà in molti posti della Germania, diventa una streghetta, per rappresentare la Crona, la vecchia Dea che presiede su questa fase dell'anno. Anticamente si era soliti posizionare una luce, proprio per simboleggiare la rinascita del sole.
Nei tempi antichi si diceva che le tribù germaniche sacrificassero i prigionieri al Dio della vittoria, impiccandoli agli alberi per nove giorni, così come Wodan era stato impiccato all'albero della Vita per ottenere la sacra conoscenza delle rune. Quando le guerre finirono, sostituirono gli uomini con degli uomini di marzapane, per chiedere allo stesso Wodan, aiuto per attraversare il nero inverno.
Anche se cade nel momento più scuro dell'anno, Yule è un momento sacro e di pace. La concentrazione del singolo dovrebbe essere verso la famiglia, gli antenati, la pace e la serenità, l’armonia, l’equilibrio e la bellezza..
E' il tempo in cui lasciar andar via le nostre paure, i nostri dubbi, le idee logore e i progetti finiti - qualsiasi cosa della nostra vita che ci tiene lontani dai nuovi inizi che ci porteranno ad una nuova crescita. E' il momento di lasciar andare il passato e di camminare verso la luce. In questa lunga notte, noi rinnoviamo e diamo nuova vita ai nostri
corpi e spiriti. In questo momento piantiamo i semi del cambiamento.
Yule è il momento del risveglio e dei nuovi progetti, lasciando i Rimorsi alle spalle.”
Morgana consiglia:
• Cantate le classiche canzoncine del periodo.
• Chiedete scusa a qualcuno, se avete sbagliato.
• Donate cibo e vestiti ad altri meno fortunati.
• Suonate delle campanelle per salutare il mattino del solstizio.
• Sorridete il più possibile!
• Fatevi delle domande importanti su ciò che volete ottenere con l'anno che inizia.
• Spiegate il vero significato della festa di Natale alle persone che amate.
• Mettete i palmi su un albero e sentite le sue radici, la sua vita, la sua linfa.
• Cucinate un bel dolce!
• Decorate l'albero con segni del sole, cuori, mele, pezzi di arancio secchi, cerbiatti.
• Appendete delle piccole campanelle sull'albero per chiamare gli spiriti e le fate.
• Fate un ramo dei desideri dorato.
• Fate delle ghirlande di agrifoglio e di vischio. Fate piccoli braccialetti dell'uno e dell'altro.
• Appendete il vischio alle porte e datevi i baci tradizionali.
• Ballate in cerchio tenendovi per mano.
• Comprate qualcosa di rosso.
• Fate della cioccolata calda e mettetela in un thermos, quindi andate a fare una bella passeggiata nel bosco avendo pronta la vostra cioccolata da deliziarvi tra gli alberi.
• Mettete una stecca di cannella nella borsa. Porterà nuovi soldini.
• Cercate di ricordare il sogno che farete la notte del 20. Segna solitamente un evento importante dell'anno che verrà.
Nel folclore europeo e anche nel cristianesimo, l’antica festa sopravvive nella consuetudine del ceppo di Natale, che si accende con un frammento di quello dell’anno precedente, conservato appositamente; i resti del ceppo proteggono la casa da fulmini e incendi.
Sempre dall’antico ciocco deriva il tronchetto di Natale, tipico dolce natalizio in cioccolato, diffuso in tutto il mondo, formato come un piccolo tronco d’albero tagliato.
A Natale si possono, inoltre, trarre presagi per l’anno nuovo e in questa notte accadono prodigi, per esempio gli animali parlano nelle stalle e le nuvole nel cielo disegnano il futuro.
Altre curiosità riguardo il solstizio d'inverno
In lingua cinese il “zhi” di “dongzhi” (il solstizio d’inverno) significa punto d’arrivo ed estremità: questo indica la posizione dell’orbita della terra intorno al sole.
Secondo le antiche registrazioni, in Cina, a partire dal giorno del solstizio d’inverno l’imperatore ascoltava la musica coi ministri per 5 giorni, mentre anche in casa la gente comune suonava degli strumenti musicali. Quel giorno l’imperatore invitava sapienti che conoscevano l’astronomia e il calendario per verificarli, mentre si tenevano anche sacrifici al Cielo.
Il Tempio del Cielo di Pechino famoso in tutto il mondo era il luogo dove gli imperatori tenevano i sacrifici al Cielo il giorno del solstizio d’inverno.
Nell’antichità, il giorno del solstizio d’inverno vigeva l’abitudine di “festeggiare l’inverno”, con scene di grande animazione. All’alba la gente si alzava molto presto, e piccoli e grandi si vestivano con ricercatezza, scambiandosi visite ed auguri.
Il solstizio d’inverno a livello popolare è anche chiamato “jiaojiu”, in quanto a partire da allora si comincia a “contare i nove”, nove giorni rappresentando un “nove”. I primi nove giorni sono chiamati “primo nove”, e il giorno del solstizio d’inverno è il primo giorno del “primo nove”. I secondi nove giorni sono chiamati “secondo nove”. Per analogia, esistono in totale nove “nove”, e dopo 81 giorni “sbocciano i fiori di pesco” e il clima comincia a intiepidirsi. A livello popolare è diffuso un canto folcloristico che descrive immaginosamente le leggi del cambiamento del clima sin dal solstizio d’inverno: “Nel primo e secondo nove non si estraggono le mani dalle maniche; nel terzo e quarto gatti e cani gelano di freddo; nel quinto e sesto i salici cominciano a germinare; nel settimo il ghiaccio del fiume comincia a fondere; nell’ ottavo le oche selvatiche fanno ritorno; nel nono il freddo ha fine, arriva la primavera e i fIori sbocciano.”
A livello popolare vige anche l’abitudine di dipingere “I nove nove che scacciano il freddo” a partire dal giorno del solstizio d’inverno. Si dipinge prima di tutto un fiore di susino non colorato, con in totale 81 petali che rappresentano gli 81 giorni dal solstizio d’inverno. A partire dal giorno del solstizio, si colora ogni giorno un petalo, fino a che tutti risultino colorati, segno dell’arrivo della primavera. Alcuni colorano i petali con un’attenzione speciale, ossia in caso di tempo nuvoloso la parte superiore, di sereno la parte inferiore, di vento la sinistra, di pioggia la destra e di neve la parte centrale. Così col passare degli 81 giorni il dipinto diventa un’interessante tavola di statistica meteorologica.
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