Il Giardino dei libri

sabato 15 agosto 2015

Ferragosto - La festa dell'Assunta

Quando il primo imperatore Romano istituì le feriae Augusti, cioè feste in onore di Augusto, Ferragosto non era una festa limitata al giorno 15, ma durava tutto il mese.
Le celebrazioni religiose più importanti che si svolgevano in questo mese erano quelle del 13 agosto, dedicate alla dea Diana, divinità dei boschi, delle fasi lunari e della maternità.
A questa festa era permesso partecipare tanto i padroni e servitori e agli schiavi, senza che, per un giorno, esistessero differenze sociali. Le donne durante tutto l'anno appendevano all'interno del tempio tavolette votive e consacravano alla dea alle proprie vesti, per ottenere da lei un parto facile e felice. Nello stesso periodo si svolgevano feste in onore di altre divinità, tutte feste legate alla prosperità e fertilità della natura e della femminilità.
Il diffondersi del cristianesimo portò alla sostituzione del divino femminile con la figura della Vergine Maria, la cui solennità cominciò ad essere celebrata in luogo di quella di Diana.
Si trattava però della celebrazione di Maria Vergine; solo nel XVIII secolo si diffuse come dogma che la Vergine sarebbe stata assunta in cielo a Ferragosto. Di questo evento non c’è menzione nei Vangeli canonici, la figura della madre del Cristo non viene più citata dopo la discesa dello Spirito Santo, ma negli apocrifi si parla di lei con il Transito della Beata Vergine Maria secondo Giuseppe d'Arimatea, soprattutto con la descrizione della Dormizione della Santa Madre, descritta da S. Giovanni il Teologo nel VI secolo.
A Gerusalemme si trovano le prime tracce del culto mariano in due chiese: quella della Dormizione, sul monte Sion, sul luogo dove sarebbe avvenuto il trapasso, e quella della Tomba di Maria, nella valle del Cedron, dove sarebbe avvenuta la sepoltura.
 Dopo secoli di accese discussioni sul concetto di Dormizione, lo spirito popolare si espresse sempre più nella convinzione che il corpo della Vergine fosse stato accolto nella gloria dei Cieli, spingendo sempre più verso la proclamazione del dogma. Nel 1950, dopo quattro anni di consultazioni, Pio XII lo confermò indicando che l'Assunzione è un fatto divinamente rivelato, fondato sulle esternazioni derivanti dalla tradizione e dalle fede universale dei devoti, indice certo dell'intervento dello Spirito Santo.

Per i cristiani il 15 agosto è la Solennità dell’Assunzione, per tutti è il giorno di vacanza estiva per eccellenza, festeggiato con un grande pranzo in cui non manca il cocomero e secchiate o palloncini pieni d’acqua in spiaggia.


Tra le manifestazioni da vedere in questo giorno:

Maremma - Da qualche anno si organizza, il 15 agosto, all'interno del parco naturale dell'Uccellina - uno degli ultimi territori toscani dove alcune specie di animali vivono ancora allo stato brado – un torneo fra butteri chiamato 'Rodeo della Rosa', nel quale vengono messe in evidenza le peculiarità di questo lavoro basate su forza fisica, riflessi pronti e un coraggio non comuni. 
Il gioco, che ha il suo svolgimento all'interno del campo sportivo di Alberese, si sviluppa in una sorta di staffetta fra le varie squadre di butteri, che tentano di rubarsi vicendevolmente una rosa. E quel delicato simbolo della vittoria costituisce anche il premio per la squadra che si è dimostrata più abile.

Porto Santo Stefano - Ogni anno, dal 1937, il 15 agosto a Porto S. Stefano si disputa il Palio Marinaro dell'Argentario.
Le origini di questa gara hanno fonti diverse.
Una leggenda così narra: "Mamma, li turchi!" esclamò uno dei pescatori che era alle reti, in mare aperto. Gli altri compagni si voltarono di scatto e un'ombra di terrore passò sui loro volti. Grande, scura e minacciosa si profilava la sagoma inconfondibile di un vascello pirata. 
Imbarcazioni di quel genere si aggiravano con troppa frequenza - nel XVI secolo - al largo delle coste tirreniche; e i loro equipaggi erano formati da orde di saraceni la cui audacia era diventata proverbiale. Appena ne avevano l'opportunità si dedicavano con solerzia a quelle operazioni di pirateria che li hanno resi famosi: assalti all'arrembaggio, rapine, uccisioni, schiavitù.
Il grido tempestivo del pescatore che per primo aveva avvistato i pirati fu provvidenziale: tutti insieme abbandonarono le reti, si misero ai remi e dettero fondo ad ogni energia. Lo sforzo venne premiato: i pescatori riuscirono a trovare scampo in un anfratto della Cacciarella, sulla costa occidentale del Monte Argentario, che da quel giorno fu ribattezzata "Grotta del Turco".

 Che sia una storia vera o soltanto il frutto dell'immaginazione popolare poco importa.

Un’altra leggenda risale al tempo in cui l'Argentario faceva parte dello stato dei presidi spagnoli, quando le coste tirreniche erano preda di continue scorrerie delle navi barbaresche. Pare proprio che un giorno ormai lontano, nei pressi dell'isola di MonteCristo, una barca di pescatori locali stesse issando a bordo le reti dell'ultima calata quando avvistò all'orizzonte un vascello pirata. In tutta fretta i pescatori misero mano ai remi e cominciarono a vogare con determinazione, grande infatti era la paura di essere presi prigionieri. I marinai erano coscienti che alla lunga sarebbero stati raggiunti, troppa era la differenza fra le due imbarcazioni, pertanto la loro unica via di scampo era legata alla possibilità di raggiungere una grotta da loro conosciuta che si trovava nascosta dietro le scogliere, ma per far questo, dovevano attraversare un'intera baia nel minor tempo possibile. Ci riuscirono vogando con tutte le energie che avevano, e una volta mimetizzati tra le rocce scomparvero alla vista dei pirati che fino al calar della sera li cercarono inutilmente.
I pescatori, tornati a notte fonda al villaggio, trovarono molte famiglie che sul molo attendevano con apprensione il loro ritorno, raccontarono la loro avventura e vollero che l'indomani si festeggiasse per ringraziare il cielo dello scampato pericolo, e in seguito tale festa venne ripetuta ogni anno con una regata simbolica.
In ogni caso le origini del Palio Marinaro sicuramente si rifanno al tempo dei Reali Presidi di Spagna, di cui il Promontorio dell'Argentario faceva parte. Ad avallare questa tesi, concorrono i disegni di Ignazio Fabbroni, Cavaliere di Santo Stefano che navigava sulle galere della squadra toscana a caccia di pirati. Il Fabbroni, durante la sua attività, ebbe modo di ritrarre l'aspetto di Porto S. Stefano, negli anni dal 1664 al 1667 ed in un suo quadro, sull'acqua calma della baia del Turchese, si notano quattro imbarcazioni a remi con timoniere e quattro vogatori che sembrano aver ingaggiato una gara per giungere sotto il bordo delle grandi navi ancorate alla ruota.

Il Palio non può non discendere anche, da quell'andare e venire a forza di remi tra la terraferma e le navi, per imbarcare marinai, soldati, ufficiali, acqua, armi, merci. A forza di remi si esercitava la pesca costiera, a remi venivano trainati i velieri quando rimanevano in bonaccia. Il passaggio dalla fase lavorativa alla fase ludica è automatico e naturale per molte attività umane ed anche per la voga è scattato lo stesso meccanismo. I quattro uomini che per primi arrivavano a terra, ad un certo momento non si accontentavano più dell'occhiata soddisfatta del "padrone", ma cercavano l'ammirazione delle ragazze del borgo e nei giorni di festa sfidavano gli altri rematori. Era nato il "Palio". Non si chiamò subito così. Si parlava di corse di lance, di "guzzi", di "tartaroni", fino al 1937 quando il Comune di Monte Argentario assunse l'organizzazione della regata, dettando norme e regole di quello che fu chiamato
PALIO MARINARO DELL'ARGENTARIO.

Il mare, i colori del promontorio, la dura vita dei pescatori e dei naviganti, le attese e le speranze di chi resta ad aspettarli sulla riva, sono ben rappresentati dalla fatica dei quattro equipaggi e dalla partecipazione di tutti gli abitanti dei quattro Rioni. L'intensità con cui la popolazione vive il Palio è spiegabile col fatto che la tradizione remiera locale è molto più antica del Palio stesso.
Il 15 di agosto, in onore dell'Assunta, lo specchio di mare del Turchese diventa il palcoscenico per una rappresentazione che non solo "racconta la storia di una comunità marinara e del suo rapporto con il mare" (come nota lo storico locale Nazzareno Alocci), ma coinvolge emotivamente indigeni e villeggianti.
Prima della regata un corteo in costumi spagnoli del XVI secolo rievoca il periodo in cui l'Argentario, divenuto roccaforte dello Stato dei Presìdi spagnolo, rivestì un ruolo importante nello scacchiere militare della politica europea.
Nella gara vengono messe alla prova le capacità atletiche dei giovani di Monte Argentario, anche se oggi quelle energie non sono più impiegate per sfuggire ad un nemico ma, più pacificamente, per mettere dietro alla prua della propria imbarcazione quelle spinte da altri coetanei e conterranei.

Mentre migliaia di persone si dispongono nel tratto di banchina che va dal Moletto alla Pace e centinaia di imbarcazioni stazionano ai margini del tratto di mare trasformato in campo di gara, quattro battelli, chiamati "guzzi", battezzati con i nomi dei venti Libeccio, Scirocco, Grecale e Maestrale (rispettivamente dei rioni Pilarella, Valle, Fortezza e Croce), si schierano in attesa che il Capitano spari un colpo di moschetto, come segnale della partenza, per dar vita ad una regata di 4.000 metri. Il percorso è diviso in 4 corsie, delimitato da boe chiamate gavitelli, effettuando 5 girate a largo e 4 a terra. Al termine i sostenitori dell'imbarcazione vincente si gettano in mare, anche con i vestiti e tutto il resto, in un originale e pittoresco segno di gioia ma anche di voglia di fare un bagno.
Questa gara risulta essere una delle gare remiere più lunghe al mondo.
http://www.palioargentario.it/storia.htm

Nessun commento:

Posta un commento

Qui puoi scrivere un tuo commento