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domenica 20 settembre 2015

21 Settembre - Equinozio d'Autunno

21 Settembre - Equinozio d'Autunno 

Il 21 settembre è tempo di Equinozio: l’Estate lascia il passo all’Autunno, e questo non è solo un momento dell’anno, ma qualcosa di più importante. È anche una dimensione della vita di ogni essere vivente, che si muove lungo le proprie stagioni dalla primavera, attraverso l’estate, per giungere all’autunno, e infine all’inverno. 
Si nasce, si cresce, ci si sviluppa e si ritorna alla Madre Terra, nell’eterno ciclo delle rinascite. Questi momenti di passaggio segnano sempre un punto di svolta, anche quando non ne siamo esplicitamente consapevoli, e dimostrano che noi siamo parte di qualcosa di grandioso, di eterno, di Divino, la scintilla di Luce è sempre dentro di noi…
Gli Antichi celebravano in modo particolare questi momenti dell’Eterna Trasformazione e anche noi, se riusciamo a trovare un momento di raccoglimento per soffermarci su di essi, possiamo imparare qualcosa dalla parte più profonda della nostra Anima.
In Autunno il ciclo produttivo e riproduttivo è concluso, le foglie cominciano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste in previsione dell'arrivo dei mesi freddi. Generalmente inizia il periodo della caccia. 
Molte specie migratorie - come le rondini - avviano il loro lungo viaggio verso sud. 

Il cigno è l'uccello dell'Equinozio in quanto simbolo dell'immortalità dell'anima e guida dei morti nell'aldilà.


E' tempo di bilanci; abbiamo sotto gli occhi ciò che abbiamo seminato l'anno passato, possiamo constatare che frutti abbiamo raccolto. In occasione di questo periodo e dell'aratura dei campi erano effettuati un gran numero di riti locali e regionali con il comune denominatore del ringraziamento e della supplice preghiera di mitezza per la difficile stagione in arrivo.

Nell’Equinozio di Autunno si bilanciano la morte annuale della natura e il risveglio delle forze interiori di volontà. Nel giorno dell’equinozio si celebra la festa del forte volere.
Quando la natura si spegne bisogna volgersi alla coscienza di sé. La festa dell’equinozio che apre l’autunno è la festa dell’autocoscienza forte e libera, è la festa dell’iniziativa piena di energia, della liberazione da ogni timore e da ogni condizionamento dell’animo. Quando la natura esteriore si spegne e la vegetazione appassisce, cresce in compenso tutto ciò che si lega all’iniziativa interiore. Forze di volontà si liberano, l’Anima del Mondo esorta l’individuo a diventare più coraggioso.
Quando la luce del mondo declina, l’uomo inizia a percepire sé stesso come portatore di una luce invisibile, non soggetta a tramonto. Nell’equinozio di autunno si celebra l’affermazione della volontà, la capacità “faustiana” di porsi obiettivi e di perseguirli.        
Gli Dei benedicono l’azione concreta, la volontà che si afferma in progetti ben definiti o che si volge alla formazione di sé.
In questo periodo, un pò ovunque, si tengono feste del raccolto con abbondanza di cibo e bevande, c’è grande sollievo ora che le messi e i frutti sono stati raccolti ed immagazzinati. Le Divinità della Terra venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno dell’abbondanza negli anni successivi. Queste celebrazioni avevano un’atmosfera di dolce malinconia. Il Dio del Grano era morto, così come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell’altro mondo, discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea Madre da dove sarebbe ritornato al solstizio d’inverno: più che una morte dunque si trattava di un lungo sonno.
Nelle feste del raccolto, aveva un posto d’onore, la Bambola del Grano, formata dalle ultime spighe del raccolto precedente, legate con un filo solitamente rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a scopi propiziatori era conservata fino alla fine del raccolto dell’anno successivo. Essa veniva chiamata a volte “ragazza dell’edera” perché l’edera , che rimane verde durante l’inverno, è simbolo della vita che continua.
La pianta sacra dell’equinozio d’autunno è la mora selvatica. In molti luoghi si dice che le more, non dovrebbero essere più mangiate dopo la fine di settembre, perché “il Diavolo le guasta”. Ciò è legato alle antiche usanze, secondo le quali, i prodotti della terra, non raccolti nel loro momento stagionale, appartengono agli spiriti di natura o come offerta lasciata alle divinità.

L’elemento alchemico dell’autunno è il Ferro: al ferro materiale che ha forgiato la nostra civiltà tecno-industriale deve corrispondere il ferro spirituale della volontà, concretamente – e razionalmente – esercitata.
Al culmine dell’estate erano divenuti visibili i grandi stormi meteoritici che contengono il ferro cosmico. Quel ferro piovuto dal cielo in direzione della terra contiene l’arma degli Dei contro il drago-Ahrimane che vuole rubare agli uomini la luce animica, avvincendoli tra le sue spire. Allora il sangue umano si pervade di ferro: milioni di sfavillanti meteore turbinano nel sangue donando all’organismo l’energia per combattere ogni paura, ogni terrore, ogni forma degradante di odio. Come il volto dell’uomo quando corre diventa rosso vermiglio, così il corpo sottile dell’uomo irradiato di ferro cosmico comincia a emanare energia.
Nelle antiche mitologie ricorrono figure di divinità solari, giovani divinità dorate che abbattono un drago o un serpente che sale dalle viscere della terra. Quando le giornate di autunno si rabbuiano e si rinfrescano, quando cadono le foglie e le prime piogge, evoca nella fantasia queste figure divine mentre abbattono il drago: esse sono il simbolo della autocoscienza vittoriosa, che si sveglia dal sonno dell’estate, pronta a realizzare con decisione i propri obiettivi. 
Si immagini il drago, il cui corpo è formato dalle correnti sulfuree che salgono dalla terra accaldata d’estate: queste correnti gialle e azzurrognole formano le squame, le placche, le spire del drago. Ma ecco sul drago librarsi il dio dal volto di sole: egli brandisce la spada, in una atmosfera satura di saettanti stormi meteoritici. In virtù della luce dorata irradiante dal cuore del dio le meteoriti si fondono in una spada di ferro, che penetra nel corpo dell’antico serpente e lo distrugge. Alimenta con l’immaginazione la corrente che scorre dalla testa verso l’organismo, verso il basso: come uno stormo di meteoriti dal cielo stellato piove sulla terra, così una cascata di energia si riversa dal capo al cuore e seguendo le vie del sangue giunge agli organi e agli arti. Ovviamente all’immaginazione deve accompagnarsi l’azione: se qualcosa è in disordine deve essere ordinato, se qualcosa era stato lasciato in sospeso ora deve essere portato a termine, se qualche timore irretisce il nostro animo bisogna mettersi alla prova e con accortezza superare il timore, se ancora qualche fede, qualche credenza domina l’anima è tempo di dissolverla con la forza della razionalità, se qualche malumore aveva offuscato il rapporto con una persona è tempo di chiarire le cose con cordialità e amore. Così, agendo con energia, si onora lo Spirito dell’Autunno, tanto simile all’Arcangelo Solare venerato dagli antichi Persiani.
Tutta la nostra civiltà è costruita col ferro. Da quando i nostri antenati irruppero da Nord suiloro carri di battaglia brandendo asce di ferro, la nostra civiltà ha trasformato il volto dellaterra battendo il ferro, forgiando l’acciaio. Si pensi agli aerei che sfrecciano in cielo, ai ponti sospesi tra le sponde, alle strade ferrate, alle grandi navi. Grazie all’elemento del ferro si afferma il dominio della tecnica. Ma ciò che sulla terra si manifesta come ferro, nell’interiorità dell’uomo si esprime come volontà. Per questo si dice: “volontà di ferro”.

Nell’aria dell’autunno, quando le piogge spazzano via la sensualità dell’estate, si compie un processo alchemico: Ferro scaccia Zolfo. La corrente di ferro, fredda e metallica, che piove dal cielo smorza la corrente sulfurea che era fuoriuscita dalle viscere della terra nei mesi caldi d’estate. Respirando la fresca aria dell’autunno l’uomo prende parte a questo processo. Bisogna percepire questa corrente alchemica e alimentarla con la volontà. La divinità solare dallo sguardo metallico, col suo gesto indicante accompagna l’uomo nel cambio di stagione.

22 settembre in astronomia: il tempo della Luce dell’Autunno
Finisce l’estate e inizia l’autunno: dopo 6 mesi il Sole viene a trovarsi nuovamente sul piano dell’equatore terrestre e il circolo d’illuminazione passa per i poli. 
In questo giorno il Sole passa allo zenit all’equatore, sorge al polo sud, tramonta al polo nord e la giornata dura esattamente 12 ore in tutto la terra. 
Inizia l'autunno nell'emisfero boreale e la primavera in quello australe. Al polo Nord inizia la notte polare, mentre al polo Sud il giorno polare. La durata del giorno e quella della notte sono uguali.
L’equinozio, oltre che dalla durata del giorno e della notte, può essere riconosciuto con una semplicissima esperienza di gnomonica: osservate l’ombra di un chiodo infisso su un muro esposto al Sole. Il vertice dell’ombra, durante ogni giorno dell’anno, disegna una curva che, agli equinozi, diventa una retta. Questa retta e almeno le due curve giornaliere dei solstizi sono generalmente presenti su i quadranti degli orologi solari.

Gli Antichi consideravano questo periodo propizio ai riti misterici, si celebravano per esempio quelli di Mithra, Signore e Animatore del Cosmo e allo stesso tempo mediatore fra le divinità e gli esseri umani, così come l’asse degli equinozi è intermediario tra le due fasi dell’anno. Mithra veniva spesso raffigurato in mezzo a due portatori di fiaccola, uno (Cautes) con la torcia sollevata in alto a simboleggiare l’equinozio di primavera, e l’altro (Cautopates) con la torcia abbassata ad indicare l’equinozio d’autunno. Più tardi le funzioni di Mithra vennero assunte dall’Arcangelo Michele.

In questo periodo, un pò ovunque, si tengono feste del raccolto con abbondanza di cibo e bevande, c’è grande sollievo ora che le messi e i frutti sono stati raccolti ed immagazzinati. Le Divinità della Terra venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno dell’abbondanza negli anni successivi. Queste celebrazioni avevano un’atmosfera di dolce malinconia. Il Dio del Grano era morto, così come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell’altro mondo, discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea Madre da dove sarebbe ritornato al solstizio d’inverno: più che una morte dunque si trattava di un lungo sonno.
Nelle feste del raccolto, aveva un posto d’onore, la Bambola del Grano, formata dalle ultime spighe del raccolto precedente, legate con un filo solitamente rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a scopi propiziatori era conservata fino alla fine del raccolto dell’anno successivo. Essa veniva chiamata a volte “ragazza dell’edera” perché l’edera , che rimane verde durante l’inverno, è simbolo della vita che continua.
La pianta sacra dell’equinozio d’autunno è la mora selvatica. In molti luoghi si dice che le more, non dovrebbero essere più mangiate dopo la fine di settembre, perché “il Diavolo le guasta”. Ciò è legato alle antiche usanze, secondo le quali, i prodotti della terra, non raccolti nel loro momento.




Per chi vuole approfondire altri due articoli seguiranno: 
domani "Mabon" e il giorno 29 "l'Arcangelo Michele"

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