Il Giardino dei libri

sabato 6 giugno 2015

Il Calcio in Costume di Firenze

IL CALCIO IN COSTUME
La prima e la seconda domenica di Giugno semifinali - 24 Giugno partita finale.

Dove: Piazza S.Croce
Ingresso: a pagamento

E' assai probabile che qualche forma di gioco consistente nel dare calci ad un oggetto di forma sferica sia nata non appena l'uomo ha messo piede sulla Terra. Più difficile è invece stabilire - documenti alla mano - quale località nel mondo abbia per prima dato delle regole a questo gioco, nato spontaneamente e giunto a noi, con lente evoluzioni, nella forma che lo rende uno fra gli sport più popolari nei cinque continenti.

Se gli Inglesi sono pronti a giurare che il calcio moderno è nato nella loro isola, anche Firenze pone la sua candidatura in questa disputa per conoscere chi possa vantare una tale paternità. E lo fa mettendo sul tavolo tutta una serie di date, fatti, circostanze, confortati da prove inoppugnabili. 
Ma il vero e proprio atto di nascita porta la data del 1580, quando Giovanni Maria de' Bardi pubblicò il suo "Discorso sopra il Giuoco del Calcio fiorentino", nel quale specificava con dovizia di particolari finalità e scopi, sanciva regole, imponeva divieti.
Ecco la sua definizione generale: " Il Calcio è un giuoco pubblico di due schiere di giovani a piede e senz'armi, che gareggiano piacevolmente di far passar di posta oltre all'apposito termine, un mediocre pallone a vento a fine d'onore."
In quell'epoca al gioco potevano partecipare solo i rampolli di famiglie blasonate: "E' un giuoco nobile e gentile nel quale non è da comportarsi gentame, non artefici, non servi, non ignobili, non infami, ma soldati onorati, signori e principi."
Il Bardi precisava anche la foggia degli abiti che ogni calciante doveva indossare: "Deono gl'abiti d'ogni giuocatore essere quanto più possono brievi, espediti; però non conviene al nostro avere altro che calze, giubboni, berretta e scarpe sottili... sopra tutto s'ingegni ciascuno di avere gli abiti belli e leggiadri e che gli stiano addosso assettati e graziosi, perché avendo d'intorno a vedergli le più vaghe dame e i principali gentiluomini della città..."

Il gioco del calcio diventò a Firenze talmente popolare che, oltre alle due o tre partite organizzate con tutti i crismi dell'ufficialità, innumerevoli erano quelle, improvvisate ed estemporanee, disputate nelle piazze e nelle strade cittadine. E tuttora sono visibili, anche se spesso mal leggibili, decine di targhe in pietra che proibiscono "a qualsiasi persona il gioco della palla, pallottole.... tanto strepitoso che non strepitoso... sotto pena di due tratti di fune e scudi due di cattura..."
Da tutto ciò si evince che, quello che a prima vista può sembrare uno scontro di energumeni palestrati e senza regole è un gioco antichissimo nato in età medievale ma passato agli onori della cronaca nel rinascimento.Negli annali storici della città si ricorda infatti la partita svolta nel 1530 in Piazza Santa Croce divenuta il teatro di una delle più importanti sfide lanciate dalla Repubblica Fiorentina all’imperatore Carlo V.La popolazione assediata da molti mesi dalle truppe imperiali, in segno di sfida, si cimentò in una partita di calcio, dimostrando così il prorio orgoglio e vitalità. Tra i nomi celebri che si sono cimentati nelle varie epoche in qualità di giocatori sul campo son ricordati Cosimo I de’ Medici, granduca di Toscana, Francesco I de’ Medici, granduca di Toscana, Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, Enrico, principe di Condé, Giulio de’ Medici, Papa Clemente VII, Alessandro de’ Medici, Papa Leone XI, Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII. 
Un gioco la cui regola principale era - ed è tuttora - quella del "tutto è concesso", talché ogni partita è costellata di ogni sorta di mischie, placcaggi, perfino risse anche in zone lontane dal punto in cui si trova il pallone.
Un gioco dunque violento, durante il quale, ieri come oggi, non è raro assistere a pestaggi e scazzottate che con il calcio non hanno niente a che fare.
Ma, come diceva un cronista del 1558: "...questo giuoco del calcio... più che alcun'altro rappresenta quasi un'immagine di vera battaglia, nella quale spessissime volte, quinci e quindi vanno i giuocatori con grandissima ruina sossopra rivolti...".
Questi giocatori erano i moderni gladiatori, ovvi precursori del calcio, del rugby, del football americano moderni... non c'è ombra di dubbio!
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Il Calcio "storico" fiorentino, conosciuto anche col nome di Calcio in livrea o Calcio in costume   (secondo tal Ademollo, in origine "calcio in livrea" era la definizione delle partite effettuate con particolare solennità, con i calcianti rivestiti di abiti del colore della rispettiva squadra, in contrapposizione al "Calcio semplice, che era senza treno, e si giuocava sul Prato della Porta di questo nome". Oggi i due termini sono usati indifferentemente per descrivere il calcio in costumi storici) è una disciplina sportiva che affonda le sue origini in tempi molto antichi. Consiste in un gioco a squadre che si effettua con un pallone gonfio d'aria (o di "vento" come solevano recitare le descrizioni più antiche, tra cui quella del vocabolario della Crusca. In questo esso si differenziava da altri giochi, effettuati con palle imbottite di materiali vari), e da molti è considerato come il padre del gioco del calcio, anche se almeno nei fondamentali ricorda molto più il rugby.
La pratica di sport che utilizzano corpi sferici di grandezza variabile è antichissima e praticamente diffusa in ogni cultura antica. Non sfuggono a questa logica i Greci che praticavano un gioco chiamato Sferomachia, di cui sappiamo solo che adottato dai Romani prese il nome di Harpastum (strappare a forza). L'Harpastum veniva giocato (probabilmente con un pallone ripieno di stracci o di pelle e non gonfio d'aria) su terreni sabbiosi da due squadre di ugual numero di giocatori che dovevano attenersi a dei regolamenti molto precisi. Visto il carattere virile della competizione, fatta di lotte serrate e di continui corpo a corpo per il possesso della palla, l'Harpastum ebbe grande successo soprattutto tra i legionari che contribuirono così alla sua diffusione nelle varie zone dell'Impero Romano. La tradizione vuole che il calcio fiorentino sia un continuatore diretto di questo gioco romano (numerosi i riferimenti espliciti all'origine romana del gioco nelle fonti più antiche, soprattutto per influsso della visione ideologica che i Medici cercavano di fornire della loro signoria, presentandola come resturazione di istituzioni di Roma antica. Per l'identificazione tout-court di calcio e harpastum, si veda, già dal titolo, Coresio (1611) e Ferrari (1652). Già l'edizione del 1612 del vocabolario della Crusca, descrivendo il gioco, scrive (s.v. Calcio): "È calcio anche nome d'un giuoco, proprio, e antico della Città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata, con una palla a vento, rassomigliantesi alla sferomachía, passato da' Greci a' Latini, e da' Latini a noi. Lat. harpastum." - maggiori informazioni su questo antico gioco su wikipedia).
Giochi di squadra con la palla, spesso di carattere piuttosto violento, sono attestati nel medioevo in diverse regioni d'Europa. Al di fuori dell'Italia, per esempio, in Inghilterra se ne ha traccia fin dal 1314.
Nonostante le numerose affermazioni di un'origine diretta del Calcio da pratiche ludiche dell'antica Roma, le prime fonti che ne parlino sono solo tardo-medioevali, sul finire del Quattrocento. In tutta l'opera di Dante, che per l'infinita varietà di soggetti trattati costituisce una vera enciclopedia degli usi del suo tempo, non se ne fa il minimo cenno.
È comunque certo che nella seconda metà del Quattrocento il calcio si era talmente diffuso tra i giovani fiorentini, che questi lo praticavano frequentemente in ogni strada o piazza della città. Con il passare del tempo però, soprattutto per problemi di ordine pubblico, si andò verso una maggiore organizzazione e il calcio cominciò ad essere praticato soprattutto nelle piazze più importanti della città. I giocatori (calcianti) che scendevano in campo erano perlopiù nobili (anche futuri papi) dai 18 a i 45 anni e vestivano le sfarzose livree dell'epoca, che diedero poi il nome a questo sport.
Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale ma non solo. La più famosa è sicuramente quella giocata il 17 febbraio 1530, cui si ispira la moderna rievocazione (negli anni della rinascita del calcio storico, diverse pubblicazioni rievocarono le antiche cronache dell'assedio del 1530, e "La partita del 17 febbraio 1530" è il titolo di un intero capitolo di Lensi (1931) - pp. 101-119), quando i fiorentini assediati dalle truppe imperiali, di Carlo V, diedero sfoggio di noncuranza mettendosi a giocare alla palla in piazza Santa Croce. 
La popolarità di questo gioco durò per tutto il Seicento, ma nel secolo successivo cominciò un lento declino che lo portò di lì a poco alla scomparsa, almeno come evento organizzato. L'ultima partita ufficiale di cui si ha notizia venne disputata nel gennaio del 1739 nella piazza di Santa Croce, alla presenza di Maria Teresa, futura imperatrice d'Austria (si tratta della partita, disputata il 20 gennaio di quell'anno, in occasione delle accoglienze rivolte a Francesco duca di Lorena e granduca di Toscana, in visita con la consorte, l'arciduchessa Maria Teresa e col fratello Carlo di Lorena (Annali d'Italia ed altre opere varie di Lodovico Antonio Muratori , vol. V: dall'anno 1688 all'anno 1749), a c. di Achille Mauri, Milano, Ubicini, 1838, p. 766).
Se si escludono due partite rievocative giocate nel 1898 (una partita giocata il 28 aprile 1898 nell'ambito delle "Onoranze centenarie a Paolo Toscanelli e ad Amerigo Vespucci" che la città di Firenze celebrò il 27-29 aprile 1898. Si veda in proposito Godio (1898). In tale occasione venne stampato anche l'opuscolo di Gori (1898), con una versione in inglese che attesta l'interesse internazionale per la manifestazione), e nel 1902 (quell'anno vi furono una serie di manifestazioni dette "feste fiorentine del maggio", che comprendevano numerose rievocazioni storiche (tra cui un una giostra del Saracino, una "passeggiata dei menestrelli" e un "palio dei cocchi"). La rievocazione del calcio in costume, ispirata ai tempi del granduca Cosimo I, ebbe luogo sabato 17 maggio sulla piazza di Santa Maria Novella. Si veda in proposito Gori (1902). Passarono quasi due secoli quindi, prima che la città di Firenze potesse veder risorgere il suo antico gioco.

Se è vero che per quasi duecento anni non si hanno notizie di partite organizzate, è altresì vero che questo sport era rimasto vivo nella memoria collettiva dei fiorentini. Quest'ultimi infatti, sebbene lontani dalle grandi piazze e dai fasti medievali, continuarono a praticarlo nei propri rioni e quartieri, contribuendo così a forgiare quello che sarebbe diventato secondo il motto popolare "lo spirito moderno del calcio antico".
La partita che diede il via alla rinascita del gioco nel XX secolo si giocò nel maggio del 1930 quando, per la ricorrenza del quattrocentenario dall'Assedio di Firenze, su iniziativa del gerarca fascista Alessandro Pavolini, venne organizzato il primo torneo tra i quartieri della città (l''idea di far rivivere il calcio fiorentino era stata di Enrico Barfucci, presidente dell'EPT di Firenze, e ad essa avevano aderito il podestà Giuseppe della Gherardesca ed un gruppo di personalità cittadine, tra cui Pavolini che presiedette il comitato incaricato di questa rinascita. Da allora il Calcio fiorentino è andato riaffermandosi fino a divenire con gli anni la manifestazione rievocativa più importante di Firenze (per il ruolo che il Calcio ha nelle tradizioni fiorentine, basti pensare che le delibere comunali relative alle manifestazioni rievocative della città usano la dicitura "Feste e Tradizioni Fiorentine e Calcio Fiorentino", considerando di fatto quest'ultimo come un evento a sé, sullo stesso piano di tutte le altre celebrazioni messe insieme).

Nel 1930 si decise di far rivivere il Calcio Storico Fiorentino, che rievoca la famosa partita disputata il 17 Febbraio del 1530 durante l'assedio della città da parte dei soldati di Carlo V. Dal 1930, quindi, salvo che per il periodo bellico, si svolsero puntualmente fra le secolari mura cittadine le sfide fra i calcianti dei quattro Quartieri storici di Firenze: i "Bianchi" di Santo Spirito, gli "Azzurri" di Santa Croce, i "Rossi" di Santa Maria Novella e i "Verdi" di San Giovanni.
L'interruzione durante il periodo bellico riguardò gli anni 1940, 1941 e 1943-1946; nel 1942 si effettuò invece una partita (24 giugno), in cui i rossi sconfissero i bianchi per una caccia e mezza a una.
Attualmente le tre partite (due eliminatorie e la finale) si svolgono nel mese di giugno in occasione degli annuali festeggiamenti del santo patrono in piazza Santa Croce.
In alcune occasioni particolari il calcio fiorentino è stato giocato anche in altre città, per esempio il 28 agosto 1960, quando si giocò a Roma, a piazza di Siena, in occasione delle olimpiadi, oppure il 12 ottobre 1976 quando una partita venne effettuata a New York nell'ambito delle manifestazioni del "Columbus Day". Il 3 luglio 1998 un incontro si disputò nella Place Bellecour di Lione in occasione dei mondiali di calcio.

Il regolamento di un gioco così antico come il Calcio fiorentino ha subìto notevoli mutamenti nei secoli (in quanto manifestazione strettamente legata alla corte ducale, anche il gioco del calcio era sottoposto all'arbitrio dei governanti. Come ricorda Berner (1971). "il Duca stabiliva le regole, a volte anche i vincitori".; ai giorni nostri però si gioca con delle regole ben precise che si rifanno a quelle del XVI secolo.
Le regole cinquecentesche
Le regole in vigore nel tardo Cinquecento sono state riassunte in un regolamento di 33 articoli ("Capitoli") da Giovanni de' Bardi (1580):
Teatro del Calcio sia la Piazza di S. Croce.
Dal giorno sesto di Gennaio fino a tutto il Carnovale, sia il campo conceduto agli esercizi del Calcio.
Ciascun dì verso la sera, al suono delle Trombe compariscano in campo i Giuocatori.
Qualunque Gentiluomo, o Signore vuole la prima volta esercitarsi nel giuoco: siasi avanti rassegnato al Provveditore.
Facciasi cerchio, e corona in mezzo al Teatro con pigliarsi per mano i Giuocatori; acciò dal Provveditore, e da quei, che saranno da lui a tale effetto invitati, siano scelte le squadre, e ciascuno inviato al posto, ed uficio destinatoli.
Nel Calcio diviso, il numero de' Giuocatori sia di 27 per parte, da distribuirsi in 5 Sconciatori, 7 Datori, che quattro innanzi, e tre addietro: e quindici corridori in tre quadriglie: tutti per combattere ne' luoghi ed ordini soliti, e consueti del Giuoco.
I Giuocatori siano a tal fine trascelti, e descritti nella lista, né aggiugnere vi se ne possa, o mutarne.
In vece de' Mancanti, prima di cominciar la battaglia, proponga il Provveditore gli scambj; I Giudici gli eleggano.
Escano le Schiere in campo all'ora concordata.
Nella comparsa i Primi siano i Trombetti, Secondi i Tamburini, poi comincino a venire gli Innanzi più Giovani, a coppie, di maniera che a guisa di scacchiere nella prima coppia a man dritta sia l'Innanzi dell'un colore, nella seconda dell'altro, nella terza come nella prima, seguendo coll'ordine predetto di mano in mano. Dopo tutti gli Innanzi vengano gli Alfieri a' quali nuovi tamburi marcino avanti. Appresso loro seguano gli Sconciatori. Dietro questi i Datori innanzi, de' quali quelli del muro portino in mano la palla. Per ultimi succedano i Datori indietro.
Quel degli Alfieri cui la sorte averà eletto sia alla destra.
Girata una volta la piazza, le insegne diansi in mano de' Giudici. Nelle livree più solenni, e nelle disfide si consegnino a i Soldati della Guardia del Sereniss. Granduca Nostro Signore, per tenersi ciascuna d'avanti al proprio Padiglione.
Pur nelle livree, e Disfide, il Maestro di Campo, colle Trombe, e i Tamburi avanti, vada il primiero, seguito dagli innanzi del suo colore a coppie, precedenti tutti l'Alfiere, il quale colle genti di suo servizio d'attorno porti l'insegna, seguito poi dagli Sconciatori, e Datori: uscendo di così in ordinanza, ciascuna schiera di per se dal proprio Padiglione, giri sulla man destra tutto il Teatro fino al luogo donde prima partì.
In luogo alto, e sublime, sì che e' veggano tutta la piazza, seggano I Giudici. Siano eletti di comun consenso, né concordandosi, de' proposti dalle Parti in numero uguale, pongansi alla ventura.
Al primo tocco della Tromba, che faran sonare i Giudici si ritirino tutte le genti di servizio, lasciando libero il campo.
Al secondo, vadano i giuocatori a pigliare i lor posti.
Al terzo, il pallaio vestito d'amendue i colori, dalla banda del muro rincontro al segno di Marmo, giustamente batta la palla.
Coll'istesso ordine si cammini, sempre, che per essersi fatta la caccia, o il fallo, debba darsi nuovo principio al giuoco.
Il Pallaio gli ordini de Giudici prontamente, eseguendo sempre, e dovunque bisogno ne sia, la palla rimetta.
Uscendo la palla de gli steccati portata dalla furia de' Corridori rimettasi per terra in quel luogo dond'ella uscì.
Uscendo la medesima de gli steccati per mano del Datore, (mentre non sia caccia, né fallo) se i Corridori vi saran giunti in tempo, che potessero al nemico Datore impedirne il riscatto, rimettasi quivi per terra; ma non sendo arrivati in tempo, diasi in mano al Dator più vicino, ed allora i Corridori tornino dentro a gli Sconciatori a' lor luoghi ed ufici, senza perder però l'avvantaggio della piazza già guadagnata.
Sia vinta la caccia sempre, che la palla spinta con calcio, o pugno esca di posta fuora degli ultimi steccati avversarj di fronte.
Sia sempre fallo, che la palla sia scagliata, o datole a mano aperta, sì che ella così percossa s'alzi oltre l'ordinaria statura di un uomo.
Sia fallo eziandio, quando la palla resti di posta fuora dell'ultimo steccato dalla banda della fossa.
Se la palla esca di posta fuori dello steccato verso gl'angoli della Fossa, la linea diagonale della piazza prolungata distinguerà se sia Fallo, o Caccia.
Due falli, in disfavore di chi gli fe', vagliano quanto una caccia.
Vinta la caccia, cambisi posto. Alle disfide nel mutar luogo l'Insegna vincente sia portata per tutto alta, e distesa, la perdente fino a mezzo bassa, e raccolta.
Rompendosi la palla da' Corridori, che fossero stati, nell'atto del darle, già fuora degli Sconciatori, s'intenda esser mal giuoco, e da' Giudici si determini ciò, che sia di ragione.
Nell'interpretare, ed eseguire i presenti Capitoli, ed in ciò, a che per essi non si provede, sovrana sia l'autorità de' Giudici, e da loro se ne attenda presta, ed inappellabil sentenza.
Vincansi le deliberazioni fra loro, colla pluralità de' voti.
Un giuocatore per parte, e nella disfida Mastro di campo, e non altri, abbiano autorità di disputare d'avanti a' Giudici tutte le differenze occorrenti.
Sia spirato il termine, e finita la giornata allo sparo, che sarà fatto d'un mastio subito sentite le 24 dell'oriuol maggiore.
Sia la vittoria di quella parte, che avrà più volte guadagnata la caccia, ed allora le insegne siano dell'Alfiere vincitore: ed in caso di parità ciascuno riabbia la sua.
Il regolamento odierno
Al giorno d'oggi il gioco cerca di ricalcare, almeno nelle grandi linee, quello che si desume dalle regole del Bardi e da altri testi scritti quando il gioco era praticato regolarmente 
Le partite hanno una durata di cinquanta minuti (un tempo le partite avevano durata variabile, concludendosi comunque sempre al tramonto (le 24 del tempo. Si veda Ademollo 1841: 129: "Il giuoco si faceva alle due avanti il tramontare del Sole, e finiva al suono delle ventiquattro ore.") e si disputano su di un campo rettangolare ricoperto di rena; una linea bianca divide il campo in due quadrati identici e sui due lati del fondo viene montata una rete sovrastante la palizzata che circonda l'intero perimetro di gioco. Su questo terreno si affrontano due squadre composte da ventisette calcianti per parte (nelle partite del passato i gicatori potevano essere 25 o 27 (si veda, tra l'altro, Ademollo 1841: 128-9: "I giuocatori erano venticinque o ventisette per schiera, ed ogni schiera si divideva in quattro classi dirette dall'Alfiere. Gl'Innanzi, o corridori si chiamavano quelli che correvano con la palla; gli Sconciatori trattenevano i detti innanzi, quando accompagnavano la palla, e dallo sconcio che davano loro prendevano il nome; i Datori innanzi quelli che davano gagliardi colpi alla palla; i Datori addietro, che dietro quegli stavano quasi a riscosse").
I ventisette calcianti si dividono nei seguenti ruoli: quattro Datori Indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani), quindici Innanzi o Corridori (attaccanti (per la disposizione dei giocatori sul campo, si veda lo schema di Bini (1688) qui riportato: le tre "quadriglie" (di 5 giocatori l'una: "del mezzo", "del muro" e "della fossa" erano i 15 avanti o corridori; seguivano 5 "sconciatori", 4 "datori innanzi" e infine 3 "datori addietro") Al centro della rete di fondo viene montata la tenda del Capitano e dell'Alfiere che hanno il compito di intervenire nelle risse per pacificare gli animi dei propri calcianti. L'incontro viene diretto dal Giudice Arbitro, coadiuvato da sei Segnalinee e dal Giudice Commissario che risiede però fuori campo. Al di sopra di tutti c'è Il Maestro di Campo che sorveglia lo svolgersi regolare della partita e interviene per ristabilire l'ordine e mantenere la disciplina in caso di zuffe sul terreno di gioco.
La partita ha inizio con il lancio del pallone da parte del Pallaio sulla linea centrale e la seguente "sparata" delle colubrine che salutano l'apertura delle ostilità. Da questo momento in poi i calcianti delle due squadre cercheranno (con qualunque mezzo) di portare il pallone fino al fondo del campo avversario e depositarlo nella rete segnando così la "caccia" (goal). È importante tirare con molta precisione poiché qualora la palla finisse, in seguito ad un tiro sbagliato o ad una deviazione dei difensori, al di sopra della rete, verrebbe assegnata la segnatura di mezza caccia in favore dell'avversario. Ad ogni segnatura di caccia le squadre si devono cambiare di campo. La vincitrice sarà la squadra che al termine dei 50 minuti di gioco avrà segnato il maggior numero di cacce.
Particolare interessante è anche il premio; oltre al palio infatti, mentre i musici intonano l'inno della vittoria, il Maestro di Campo consegnerà una vitella di razza Chianina alla squadra vincitrice del torneo.

Tutt’oggi il Torneo si svolge in tre partite, due semifinali ed una finale. I sorteggi per i primi due scontri si svolgono il giorno di Pasqua all’interno della manifestazione dello “Scoppio del Carro” in Piazza del Duomo. Si gioca con 27 calcianti per squadra così suddivisi: 5 Sconciatori, 4 Datori innanzi, e 3 Datori addietro: e “quindici corridori in tre quadriglie: tutti per combattere ne' luoghi ed ordini soliti, e consueti del Giuoco”. Anche tutta la parata del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, composta per l’occasione da 530 figuranti in costume rinascimentale, fa riferimento allo stesso periodo storico, rievocando i costumi e le Armi della Repubblica, quando Firenze era governata dal popolo. 

I campi di gioco
Così come accade oggi nelle nostre città per il calcio moderno, anche nel calcio fiorentino qualsiasi spazio aperto poteva essere utilizzato come campo di gioco dove improvvisare partite più o meno importanti.
Durante il periodo di sua massima popolarità, il Calcio era talmente diffuso che dovettero essere presi provvedimenti per garantire la tranquillità degli abitanti, vietandone la pratica in luoghi dove potessero risultare particolarmente molesti. Ancora oggi è possibile osservare, in diversi punti di Firenze, lapidi murate in cui è riportato tale divieto. Una di queste scritte, risalente al 1645 (via Dante Alighieri), recita: "Li Sig. Otto proibiscono il gioco di palla pallottole et ogni altro strepitoso vicino alla Badia a braccia venti sotto pene rigorose". La pena in questo caso era un'ammenda di quattro scudi. Le lapidi si trovano ancora in via Dante Alighieri, in via dei Magazzini, in piazza del Giglio, in via del Moro, in piazza Santa Felicita, in via di Soffiano, in viale Ariosto. 
            
In P.za del Giglio tutt'oggi possiamo notare una lapide con divieto del gioco

Tuttavia, se si escludono occasioni eccezionali come le partite giocate sull'Arno ghiacciato (" in altri tempi fu il gelo dell'Arno così resistente fra il Ponte Vecchio e quello della Carraia che i nobili Fiorentini vi poterono eseguire quel loro celebrato giuoco del calcio e ciò fu negli anni 1451, 1490, 1492, 1546, 1549, 1605, e 1683". (Antonio Targioni Tozzetti, "Rapporto delle osservazioni fatte al Giardino dell'I. e R Accademia dei Georgofili l'anno 1836 Letto nell adunanza del 13 Febbraio 1837", Atti della Accademia dei georgofili 15 (1837): 199-207, p. 200), le zone preferite per giocare restavano le grandi piazze della città. In particolare erano quattro i campi di gioco preferiti dai fiorentini: piazza Santo Spirito, piazza Santa Maria Novella, il "Prato"  (nell'ampio spazio presso la omonima porta) (già l'Ottonario, in uno dei primi componimenti letterari che nominano il gioco del calcio (inizi XVI sec.), colloca nel "Prato" il luogo d'elezione del gioco del calcio. La sua "Canzona del calcio" inizia con le parole "Al Prato, al calcio, su! giovani assai, or che le Palle balzon più che mai!".) e piazza Santa Croce che veniva considerato, dopo i fatti del 1530, il campo più prestigioso, dove appunto si svolgevano le partite di grande importanza e dove tuttora viene giocato il Torneo dei Quattro Quartieri.
Un disco di marmo con la data 10 febbraio 1565, collocato sotto la terza finestra da sinistra del Palazzo dell'Antella segna la metà del lato sud, ed è lanciando la palla contro questo segnale che il pallaio segnava l'inizio del gioco.

Le dimensioni del campo di gioco, secondo le indicazioni del Bardi, erano di 172 X 86 braccia fiorentine, vale a dire un rettangolo con i lati lunghi doppi di quelli brevi, così che ogni metà del campo era un quadrato di 86 braccia. Al loro interno, i giocatori andavano disposti in maniera ordinata e geometrica:
i 5 sconciatori, posti a 25 braccia dal centrocampo, si tenevano a una distanza di 16 braccia l'uno dall'altro, lasciando 11 braccia tra quelli all'esterno e lo steccato laterale; i 4 datori innanzi, schierati su una linea arretrata di 18 braccia rispetto a quella degli sconciatori, mantenevano 21 braccia di distanza l'uno dall'altro, lasciando 11 braccia e mezzo ai due lati; i 3 datori indietro, arretrati di altre 18 braccia rispetto ai datori innanzi (e quindi a 25 braccia dalla linea di fondo), erano a una distanza di 30 braccia l'uno dall'altro e lasciavano 13 braccia tra i più esterni e lo steccato laterale; i 15 innanzi, invece, venivano posti a ridosso della linea di metà campo, divisi in tre schiere. Il Bardi ricordava che in epoche precedenti non erano divisi così ma venivano allineati lungo tutta la linea mediana, lasciandone due, detti "giocare alle riscosse", liberi di posizionarsi fuori dallo schieramento e di giocare come preferivano.



Le partite celebri 
Sono molte le partite passate alla storia, vuoi per il contesto in cui sono state giocate, vuoi per i fatti avvenuti durante il loro svolgimento e riportati dalle cronache del tempo oppure soltanto per le personalità illustri che vi presero parte.
Ma "la partita" per eccellenza, alla quale le moderne edizioni si richiamano, è quella che fu giocata il 17 febbraio 1530 durante l'assedio della città.[28]
I fiorentini, approfittando del sacco di Roma effettuato dall'esercito imperiale nel 1527, avevano cacciato i Medici e proclamato nuovamente la Repubblica. La cosa non era piaciuta a Papa Clemente VII che aveva chiesto l'intervento dell'imperatore, il quale cinse di assedio la città nell'estate del 1529. I fiorentini, ormai stremati dalla scarsità del cibo, decisero di non rinunciare però ai festeggiamenti del Carnevale e addirittura, in segno di sfida verso gli assedianti, vollero organizzare una partita di calcio nella piazza di Santa Croce, che per la sua posizione era ben visibile dalle truppe nemiche accampate sulle colline circostanti. Per ridicolizzare maggiormente gli avversari, un gruppo di musici si mise a suonare sul tetto della chiesa cosicché gli imperiali avessero un'idea più chiara di ciò che stava succedendo. D'improvviso una palla di cannone dalle batterie assedianti fu sparata verso la piazza ma questa volò sopra le teste dei musici e andò a finire oltre la chiesa non facendo alcun danno, accolta dallo scherno della folla e dagli squilli delle trombe fiorentine.
Non si hanno notizie dei vincitori di quella partita, probabilmente perché fu sentita più come uno sforzo collettivo contro il nemico che come un torneo vero e proprio. Nonostante il coraggio dimostrato però, nell'estate dello stesso anno, la città fu costretta ad arrendersi e il dominio dei Medici riprese.
Altre partite riportate dalle cronache del tempo e degne di nota sono:
1490 -Si giocò eccezionalmente sull'Arno ghiacciato (dalle Istorie di Giovanni Cambi, p. 57: "A dì 10 Gennaio 1490. diacciò Arno per modo forte, che per tre dì vi si fece per gala alla palla, al calcio da giovani da bene, che rincresceva loro il vivere". Analoga situazione nel dicembre del 1549. Antonio da San Gallo riporta nel suo Diario che il fiume gelò il 1° dicembre "et il dì di S. Lucia i giovani vi feciono su al calcio, con tanta la quantità di gente e fanciulli, che mi vergogno a dirlo" (da Marco Lastri, Giuseppe Del Rosso, L'osservatore fiorentino sugli edifizj della sua patria, Firenze, Ricci, 1821, vol. III, p. 235).
1570 -Si giocò a Roma nelle terme di Diocleziano in occasione della nomina a granduca di Cosimo I de' Medici
1575 -Partita giocata a Lione, organizzata dai mercanti fiorentini in onore del re Enrico III di passaggio da quella città
1584 -Partita di Calcio giocata il 19 aprile in onore di Eleonora de' Medici e Vincenzo I Gonzaga.  Oltre alla partita venne organizzata anche una corrida ( non era la prima volta che al gioco del calcio si accompagnavano tauromachie. Già nel 1558, a proposito dei festeggiamenti in onore delle nozze di Lucrezia de' Medici con Alfonso II d'Este, Francesco Orefice scriveva in una lettera a Scipione Cibo: "Domani che sarà domenica se fa el secondo calcio tutti vestiti di tela d oro e fasse mascarate e canti e dicesi d'amazzar tori per l'amor del sposo di Ferrara" (Carteggio inedito d'artisti dei secoli XIV, XV, XVI, a cura di Johann Wilhelm Gaye, Firenze, 1840, vol. III, p. 577). A impressionare però è il numero degli spettatori che assistettero all'evento: oltre quarantamila.
1605 -Si giocò ancora una volta sull'Arno ghiacciato dal 24 dicembre al 20 febbraio ( "Adì 24 dicembre 1604. Diacciò Arno in tal maniera che sopra di detto fiume nel decorso di carnevale vi furono fatte diverse feste, e furono il gioco del Calcio, tre o quattro fuochi artifiziali, il palio dei sacchi, ed altre bizzarre feste, poiché durò così diacciato fino al dì 20 febbraio" (da Diario di anonimo edito dal Rastrelli, citato in: Angelo Solerti, Musica, Ballo e Drammatica Alla Corte Medicea dal 1600 al 1637, Ayer Publishing, 1968, p. 35). Si veda anche Guidi (1604)
1650 -Partita giocata il 20 febbraio fra le squadre rivali dei Piacevoli (di colore "scarnatino") e dei Piattelli (di colore "mavì". Vinsero i Piattelli ma le cronache del tempo parlano della partita come di uno scontro epico, più simile a una vera e propria battaglia sia in campo che fuori. ( Il Vocabolario della Crusca definisce così i due colori:
scarnatino: "Per lo Colore della carne, cioè misto tra rosso, e bianco; che diciamo anche Incarnatino, e Scarnatino" (Compendio del vocabolario degli accademici della Crusca : formato sulla edizione quarta del medesimo, tomo secondo, Firenze, Manni, 1739, p. 549). Mavì: "Colore simile all'azzurro, ma più chiaro. Lat. caeruleus dilutior. (Compendio del vocabolario degli accademici della Crusca : formato sulla edizione quarta del medesimo, tomo terzo, Firenze, Manni, 1739, p. 127). In pratica, le due squadre avevano colori rosa e celeste chiaro.)
1681 -Durante lo svolgimento della partita del 17 gennaio Francesco di Carlo Gerini venne assassinato da Filippo di Piero Strozzi nelle immediate vicinanze del campo (^ Sulla rivalità tra le due fazioni, si veda Dati 1824, che parla dei fatti negli anni intorno al 1593-1596. Nell'introduzione, ampio spazio è dato alla descrizione della partita di calcio in questione, che dimostrava l'esistenza della rivalità tra le due compagnie ad oltre mezzo secolo di distanza dalla loro nascita.)
1689 -Si giocò per festeggiare le nozze di Ferdinando de' Medici e Violante Beatrice di Baviera. La partita è passata agli annali però per il fatto che a sfidarsi furono una rappresentativa europea contro una asiatica.
1766 - Una partita ebbe luogo a Livorno, in occasione della venuta delle altezze granducali Pietro Leopoldo I e Maria Luisa. Alla partita, offerta dai numerosi mercanti inglesi presenti in quella città, assisté il console britannico John Dick ( (a lui ed alla "nazione inglese", sponsor dell'evento, è dedicato il volume di Aubert 1766). Più che la bellezza del gioco -apparso anzi deludente sia per la inesperienza dei giocatori sia per il regolamento che escludeva contatti fisici troppo robusti - chi vi assisté lodò la magnifienza delle uniformi di gioco (di raso rosa per una squadra e azzurro per l'altra), costate oltre mille sterline ( Un resoconto venne fatto da Horace Mann nella sua corrispondenza con Horace Walpole. Secondo questa descrizione, la partita si sarebbe svolta in Piazza Grande, con 50 giocatori per parte. Un secondo incontro, con regole meno restrittive, venne giocato due giorni dopo, e in quell'occasione sembra che il gioco (meno languid) sia stato più apprezzato dal pubblico (gave more satisfaction). Cf. John Doran, 'Mann' and manners at the court of Florence, 1740-1786. Founded on the letters of Horace Mann to Horace Walpole, London, Bentley, 1876, vol. II p. 169).

I calcianti celebri
Se per le partite comuni i calcianti venivano solitamente scelti in piazza al momento di giocare, in quelle ufficiali o organizzate per qualche ricorrenza particolare la scelta dei componenti delle squadre veniva meticolosamente fatta mesi prima nei palazzi dei principali gentiluomini della città.
Era cosa frequente quindi che in campo scendessero vere e proprie personalità del tempo che, per sfida o per passione, vollero cimentarsi di persona in questo sport.
Tra i personaggi più illustri che praticarono il gioco del calcio vi furono:
Piero II de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico (si veda Nardi 1858: 21: "Piero de' Medici succeduto nel governo al padre, e educato e allevato sotto la felicità e reputazione di quello, e per la conversazione degli Orsini suoi parenti, pareva ogni dì più ch' e' diventasse manco atto e disposto alla vita civile e al governo della repubblica, e non considerando la qualità de' presenti tempi, si godesse la sua fortuna vivendosi occupato ne' piaceri giovenili, e troppo inclinato agli amori delle donne e al giuoco della palla col pugno e col calcio, in tanto che molti singulari giucatori di tutta Italia venivano per far con esso di quella arte esperienza")
Lorenzo II de' Medici, duca d'Urbino
Alessandro de' Medici, duca di Toscana
Cosimo I de' Medici, granduca di Toscana
Francesco I de' Medici, granduca di Toscana
Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova
Cosimo II de' Medici, granduca di Toscana (citato in una poesia del Chiabrera)
Lorenzo e Francesco, figli del granduca Ferdinando I de' Medici
Enrico, principe di Condé
Giovan Carlo e Mattia, figli del granduca Cosimo II
Giulio de' Medici, Papa Clemente VII
Alessandro de' Medici, Papa Leone XI
Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII
Difficile immaginare tali personaggi impegnati in una lotta corpo a corpo per il possesso di un pallone!
Granduca Cosimo II de' Medici

La prima partita di calcio in costume del XX secolo ha fornito lo spunto per una delle prime "telecronache" della nascente cinematografia. Il ferrarese Rodolfo Remondini, pioniere della cinematografia, filmò infatti alcune fasi della partita del 23 maggio 1902 in piazza S. Maria Novella, ed il film così realizzato venne proiettato il successivo 3 giugno 1902 a Firenze nella sala Edison.
Il calcio in costume è sempre stato caratterizzato da un forte agonismo (già il Filicaja rilevava «e di vero valor tante e sì altere / prove in finta battaglia indi mostrarse,/ che sembran finte al paragon le vere») che talvolta sconfina in violente risse al di là di ogni regolamento (Ademollo (1841: 139) così descrive la dinamica delle risse: "Vinta la caccia, si cambiava luogo; la schiera vincitrice andava ad occupare il padiglione di quella superata con bandiera spiegata, e la schiera vinta doveva andare dall'altra banda con bandiera inchinata e ravvolta. Questo per il solito era il punto più pericoloso del giuoco, perché la schiera vinta di rado abbassava la bandiera, e quella vincitrice, volendocela costringere, dava vita ad un assalto, ad una baruffa, dalla quale le bandiere per il solito uscivano in pezzi, ed i giuocatori pesti e mal conci".)
Questa caratteristica non è scomparsa col tempo: l'11 giugno 2006, il primo incontro del torneo 2006, tra la squadra dei Bianchi (del quartiere di Santo Spirito) e quella degli Azzurri (di Santa Croce) è stato sospeso subito dopo l'inizio a causa dei pestaggi che avevano trasformato la partita in una vera e propria rissa. La gravità del fatto ha costretto la giunta comunale ad annullare l'intero torneo 2006[45]. Nell'aprile 2007 è stato annullato anche il torneo 2007 perché non c'erano sufficienti garanzie di sicurezza.
Nel 2008 la manifestazione sportiva è stata reintrodotta con delle modifiche delle regole di gioco per garantire un regolare svolgimento ed evitare risse incontrollate: i calcianti ora devono avere meno di 40 anni e non devono aver riportato condanne penali gravi (per omicidio, ad esempio) (Quasi tutti i quotidiani italiani hanno fornito cronache degli episodi. Si segnala in particolare "Calcio storico come un ring, 45 sotto accusa", Repubblica 28-6-2006).
Nel 2008, dopo due anni di sospensione, il Calcio Storico ritorna a Firenze, ma non senza proteste. Infatti esso viene sì riproposto, ma con nuove regole e nuovi protagonisti. Le squadre sono quattro che rappresentano altrettanti quartieri fiorentini: i Rossi (Santa Maria Novella), gli Azzurri (Santa Croce), i Bianchi (Santo Spirito) e i Verdi (San Giovanni). I calcianti di San Giovanni nel 2008 si sono rifiutati di giocare la semifinale per protestare contro le nuove regole che stabiliscono: Calcianti di età non superiore ai quarant'anni, da qui l'esclusione di tanti della vecchia guardia; fedina penale pulita o comunque non macchiata di reati di violenza ed omicidio; divieto assoluto di colpire l'avversario alle spalle e in più calcianti contro uno solo, questi tipi di falli sono puniti con l'arresto immediato al termine della gara. Queste sono le principali nuove regole del Calcio Storico Fiorentino che tanto stanno facendo discutere e protestare gli addetti ai giochi.
Dal 2008, inoltre,  il Comitato del gioco del Calcio Fiorentino ha deciso di aderire alla FIGeST (Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali), federazione associata al CONI.



testi in parte rivisitati tratti da:
http://it.wikipedia.org
http://firenzecuriosita.blogspot.com/2010/02/il-calcio-storico-fiorentino.html
http://www.newsitalia.eu/giugno-a-firenze-il-calcio-storico-fiorentino-edizione-2010-0521.html
http://www.florence-guide.it/italiano/tempo_libero/calcio_storico_fiorentino.html

Sul web: numerosissimi sono i siti che contengono informazioni sul Calcio storico fiorentino; ne indichiamo alcuni:
Regolamento ufficiale della manifestazione
Calcio storico fiorentino - Sito non ufficiale
I Bandierai degli Uffizi
Balestrieri fiorentini del Corteo storico

per ulteriori approfondimenti:

http://it.wikipedia.org/wiki/Quartieri_storici_di_Firenze

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